La
Rete dei Comitati esodati, mobilitati, fondi di settore, contributori
volontari, disoccupati, licenziati, dopo l’incontro del 9 ottobre 2012 ed il
conseguente comunicato di totale condivisione della linea supportata da tutti i partiti di
maggioranza ed opposizione in merito alla proposta di legge 5103 ed alla sua
approvazione in tempi rapidissimi nonché alla relativa scelta dell’iter
parlamentare e avuta solo adesso conoscenza del testo del decreto legge “di
stabilità finanziaria” che prevede all’articolo 8 comma 11 l’introduzione di un
fondo finalizzato ad “interventi di natura assistenziale” nei confronti degli
“esodati”,
condanna
fermamente
il tentativo del governo, e del ministro del lavoro in particolare (dopo lad
isinformazione, favorita dalla maggioranza degli organi di informazione
nazionale, attuata dal ministro Fornero in questi giorni per il boicottaggio
della 5103) di non voler rendere giustizia a coloro che sono stati privati di
un diritto
per
totale ed esclusiva colpa (ammessa pubblicamente dalla stessa Fornero) di
questo governo, incapace di assumersi le proprie responsabilità davanti al
paese ed al popolo che mai lo ha eletto!
Stigmatizza
le
inaccettabili e pesantissime pressioni del ministro verso l’intero parlamento
contro la proposta di legge 5103, le più gravi delle quali avvenute negli
ultimi giorni a ridosso dell’incontro con la commissione lavoro della camera, e
alcune sue affermazioni secondo le quali per esempio “si possono discutere casi
singoli di deroga, ma non fare eccezioni per intere categorie”. E già ieri
mattina, dalle colonne di un quotidiano economico, ha cominciato a scegliere
chi condannare all’indigenza lasciando intendere di non ritenere
salvaguardabili i contributori volontari. E’ appena il caso di chiarire al
ministro che dietro i numeri che cita ci sono
persone e famiglie: esodati, licenziati, cessati, donne sessantenni espulse dal
mondo del lavoro, disoccupati che hanno finito il periodo di mobilità e cassa
integrazione costretti per anni, grazie agli errori commessi nella manovra, a
rimanere senza alcun reddito e senza pensione!
Invita e sostiene
tutti
i gruppi parlamentari a ribadire la volontà di voler proseguire, e ad agire di
conseguenza, per attuare l’iter della proposta di legge 5103 rigettando
qualsiasi tentativo del governo di prevedere subdolamente la chiusura del
problema dei non salvaguardati nell’ambito dei suoi decreti legge, di cui
avrebbe poi il controllo esclusivo (potendo imporne la “fiducia in aula”)
esautorando ancora una volta il parlamento con uno schiaffo inaccettabile per
delle istituzioni che hanno l’orgoglio di essere state democraticamente elette
quali sono quelle che voi rappresentate, e con cio’ impedendo di perseguire
giustizia ed equità! Pertanto lottiamo con voi affinché nessuna norma del decreto
legge di stabilità tratti la materia delle pensioni e degli esodati, sulle
quali il governo ha dato già ampia dimostrazione di arroganza e incapacità
oltre che spregio della verità, tantomeno laddove si vuol ridurre un diritto ad
un “intervento di natura assistenziale” continuando a stravolgere a suo favore
il concetto del patto tra stato e cittadini! Vi invita quindi a far sopprimere
la declaratoria di “intervento di natura assistenziale”, nell’articolo 8 comma
11, per non consentire al governo di apporre vigliaccamente la pietra tombale
al problema dei non salvaguardati dalla riforma previdenziale! Perciò,
onorevoli tutti, nessun passo indietro né di lato rispetto alle affermazioni
fatte nell’incontro del 9 ottobre 2012! Avete l’ultima possibilità di
dimostrare al paese ed ai cittadini tutti che il parlamento esiste ancora!
E l’unica strada è l’approvazione
della proposta di legge 5103!
Subito!
Vi
guardano 390.200 famiglie,
270.000 delle quali non sanno quale sarà il loro futuro!
270.000 delle quali non sanno quale sarà il loro futuro!
(Siamo
consapevoli di aver usato soltanto le minuscole nell’elencare le istituzioni e
i loro derivati, e sentiamo appena il dovere di notarlo, non altro, perché qui
di maiuscolo c’è soltanto l’ingiustizia che ci sta uccidendo).
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