Ma... Chi sono gli esodati?
di Angelo Moiraghi
1. Esodati: la premessa.
Al di là
delle definizioni, spesso di comodo, che in questia anni sono
state “coniate” dai media e dalle istituzioni per questa
categoria di ex lavoratori… Chi veramente sono gli esodati? Dal punto di vista dei meri riscontri normativi Gli esodati sono la più grave conseguenza dell'approvazione della “manovra”
previdenziale Fornero; ex-lavoratori che, dopo aver contribuito alla
sopravvivenza dello stato con il loro lavoro, il pagamento di tutte
le tasse e tutti i contributi previdenziali per 35-40 anni e oltre,
da un giorno all’altro, con le loro famiglie, sono passati dalla
sicurezza sociale del “ceto medio” alla soglia della povertà!
Per molti parlamentari un “danno collaterale” della “guerra
finanziaria” che nel 2008 ha innescato forse la più grande crisi
economica di tutti i tempi, fenomeno che alcuni di essi vorrebbero
ancora combattere con la disumana applicazione dell’austerità, o
semplicemente, addirittura negando che il dramma di cui essi sono
responsabili esista! Ma per capire chi sono umanamente gli esodati
occorre riandare al mese di dicembre di 6 anni fa: nell'immaginario
collettivo di grandi e piccoli, il mese di dicembre evoca, con le sue
feste, la speranza di spensieratezza e di serenità da condividere
con i propri cari e i propri amici. Per tutti noi esodati invece il
mese di dicembre corrisponde a una sola data: 6 dicembre 2011! Quel
giorno fu approvata la “manovra” previdenziale Fornero ed iniziò così il nostro incubo. Dall'oggi
all'indomani il nostro diritto alla pensione, ormai prossima, fu leso
con inaudita indifferenza, e fummo immolati sull’altare del decreto
“salva Italia”. Il nostro presente, e quello delle nostre
famiglie, fu precipitato nel baratro della più profonda incertezza
economica del futuro e, a distanza di oltre sei anni, per ancora
molti di noi quel baratro si è trasformato, nei fatti, in indigenza.
La repubblica italiana pone le radici stesse del suo essere nel
lavoro ma quel giorno, con una legge applicata retroattivamente a chi
era già uscito dal quel mondo o lo sarebbe stato a breve a causa di
accordi imprescindibili, lo stato ha calpestato i suoi stessi
fondamenti e ci ha umiliati, costringendoci a restare in un limbo
senza più lavoro e senza pensione per molti anni, a causa
dell’aumento dei requisiti pensionistici retroattivamente applicato
anche a noi, usciti ormai da tempo dal mondo del lavoro quando le
regole per il pensionamento erano ben altre! Con la presa di
coscienza dei soggetti politicamente più attivi e più preparati dal
punto di vista previdenziale sono nati allora i primi comitati di ex lavoratori mobilitati, contributori volontari, cessati con accordi, esonerati
della pubblica amministrazione, ferrovieri, postali... A Milano, a Roma, a
Torino, a Napoli, a Brescia, a Modena, a Lodi e in altre città... Prendendo coscienza della loro condizione, si sono riuniti
nella rete dei comitati degli esodati e, forti della loro
esperienza e conoscenza della materia, si sono posti come
interlocutori privilegiati nei confronti di quelle istituzioni e di
quei parlamentari appartenenti trasversalmente a tutte le forze
politiche che in questi anni, avendo capito il tragico errore
commesso, hanno cercato di porvi rimedio. Nascono in un secondo tempo
anche alcuni “sportelli di supporto tecnico e sostegno psicologico
agli esodati” che agiscono in sedi istituzionali come le camere del
lavoro di Milano e di Roma o, in Lombardia (…ma anche in Liguria), nella sede della regione. In Lombardia, in particolare, la
regione si fa anche carico dell’approvazione di un accordo (già
operativo in altre regioni) per l’ammissione degli esodati alla
fruizione degli ammortizzatori sociali in deroga al fine di poterli
far rientrare in una delle salvaguardie. Gli sportelli sono gestiti
dagli stessi esodati più “acculturati” sulle norme previdenziali
e sulle leggi di salvaguardia che nel frattempo vengono promulgate
dal parlamento, persone che sovente si affiancano a funzionari e
dirigenti dei patronati e dell’INPS, spesso non sufficientemente
“formati” a gestire le complesse situazioni personali che si
presentano man mano agli sportelli, permettendo a centinaia di
persone alle quali era stata inizialmente rifiutata la salvaguardia
di potervi rientrare ed andare in pensione con le norme previgenti! Ma sono decine e
decine anche i casi di persone disperate seguite moralmente e
materialmente dai responsabili dei comitati! Cosa si
celi però psicologicamente dietro la parola esodato purtroppo ai più non è noto perché è una condizione interiore
spesso vissuta con senso di colpa; non starò a raccontare di chi,
esodato, la mattina, facendosi la barba, evitava di incrociare il
proprio sguardo allo specchio perché si sentiva responsabile di aver
trascinato nel baratro dell’indigenza la propria famiglia, dopo
averla mantenuta per 37, 40 anni con una vita di lavoro, o di chi la
mattina trovandosi con gli amici non osava offrire loro un caffè
sapendo che al bar sarebbe costato troppo per le sue tasche vuote, o
di chi ancora, per pagare le rate del mutuo o dell’affitto e le
bollette di gas e luce, ha rinunciato a tutto il rinunciabile
intaccando anche quei pochi risparmi di una vita che sarebbero
serviti ad aiutare i figli, ed ora si ritrova nella condizione di
doversi mettere in fila alla Caritas per poter mangiare! Sto forse
romanzando la storia ? Sono convinto di no perché questi sono i
casi a cui, allo sportello esodati, ci siamo spesso trovati di
fronte! Per raccontare le vicende degli esodati lo scrittore
Marco Denti ha scritto il libro Non siamo qui per le caramelle in cui sono raccolte testimonianze vere di esodati e del modo con cui
hanno affrontato il loro “dramma”, e il filosofo Antonio Rinaldis
ha scritto addirittura un trattato Esodati. Storie vere
di un'economia distratta, in cui a queste storie viene associata
una riflessione filosofico-politico-esistenziale sulla procurata
negazione alla felicità per le persone che hanno subito
quest’ingiustizia e si sono ritrovate, a causa della "riforma
Fornero", a passare in un giorno dall’essere ceto medio alla
precarietà e all'indigenza: i dimenticati dalla finanziaria che
doveva salvare l'Italia, simbolo di una classe governativa che ha
smesso di operare a favore del bene comune. Considerando quindi le
situazioni di disagio, di rabbia, di impotenza a cui ci siamo spesso
trovati di fronte ai vari sportelli esodati in cui abbiamo operato
possiamo testimoniare che la condizione vissuta da queste persone,
laddove non adeguatamente supportata, è spesso sfociata in profonda
depressione.
2. Dunque? Problema da risolvere come
mera “questione sociale” oppure...!?
Per restare nel nostri
comuni e nella nostra regione, per esempio, due tra i maggiori rappresentanti
degli sportelli esodati di Milano e di Lodi, Antonio Perna e Vincenzo
Gnasso, potrebbero testimoniare i moltissimi casi di persone
fortemente ansiose, in preda a stress psicologico per la condizione
d’indigenza che la “manovra Fornero” ha loro imposto, costretti
ad assumere forti dosi di psicofarmaci, quando non addirittura con
alle spalle storie di suicidi già tentati. Senza parlare di persone
che per lo stress subito e la difficile condizione psicologica che
hanno vissuto si sono seriamente ammalate! E questa, vi assicuro, è
spesso la realtà di chi vive questa condizione ! Quindi? La
“questione esodati” come mera “questione sociale” a cui lo
stato deve rispondere con interventi assistenziali, oppure c’è
qualcos’altro da riconoscere per fare giustizia? Noi della rete dei comitati degli esodati, diciamo che la questione è da
inquadrare in modo ben più alto e nobile rispetto ad una condizione
che richiede la semplice elargizione della carità dello stato! Se
consideriamo i risparmi di oltre 340 miliardi di euro sulla spesa
previdenziale calcolati dal 2012 al 2050, e che mai, ne’ in alcun
paese europeo ne’ in Italia, è accaduto che sia stata fatta una
riforma previdenziale a carattere retroattivo, mancante di un
adeguato transitorio ai fini della sua applicazione, e priva dei
necessari meccanismi di flessibilità in uscita dal lavoro, appare
chiaro che la “riforma Fornero" si configura come mera “manovra”
finanziaria tesa a fare cassa sulla pelle dei futuri pensionati, ma
soprattutto come la rottura di un “patto sociale” da parte dello
stato con suoi cittadini prossimi a maturare, entro un ragionevole
lasso di tempo, l’agognata pensione; cioè come la violazione di un
principio di diritto riconosciuta anche dalle più alte cariche dello
stato, come l'ex presidente del consiglio Enrico Letta e gli attuali
presidenti di camera e senato! E l'unica soluzione attesa da questi
ex lavoratori è il ripristino del "patto infranto”.
Ripristino del diritto alla pensione con le previgenti norme, al fine
di rispettare il principio della “garanzia della sicurezza
sociale”, che è di carattere costituzionale (art. 38), come
affermato nella sentenza della corte costituzionale numero 822/1988,
nella quale in merito alle disposizioni che possono modificare le
norme previdenziali, si afferma che: “Dette disposizioni... Non possono trasmodare in un regolamento irrazionale ed
arbitrariamente incidere sulle situazioni sostanziali poste in essere
da leggi precedenti, frustrando così anche l'affidamento dei
cittadini nella sicurezza pubblica che costituisce elemento
fondamentale ed indispensabile dello stato di diritto”, e che
per costoro vale “il principio della garanzia della sicurezza
sociale, che e anch’esso di ordine costituzionale (art. 38), oltre
che le innegabili ragioni di giustizia sociale
e di equità per cui non possono effettuarsi riforme o conseguire
risultati a danno di categorie di lavoratori in genere, ed in specie
di quelli che sono prossimi alla pensione o sono già in pensione”. Per perimetrare la platea degli esodati si deve in primis
far chiarezza sul significato attribuito al termine esodato.
La parola, o meglio l’etichetta, con la quale i media ci hanno
marchiato sin dal 2012, ha assunto una connotazione mediatica
fuorviante che ancora oggi sta dando origine a interpretazioni a
volte riduttive e a volte distorte della platea di persone coinvolte.
Secondo la rete dei comitati, organismo di rappresentanza
nazionale degli esodati di cui il comitato di Lodi ha fatto parte, la
dizione esodato deve valere sia per individuare quelle
categorie il cui diritto alla salvaguardia si basa su accordi
sottoscritti, sia per identificare categorie che sono invece prive di
accordi, e comunque sempre considerando la data di entrata in vigore
della “riforma” previdenziale quale spartiacque entro cui
circoscrivere la “questione esodati”. Ecco dunque che per la rete dei comitati degli esodati due sono allora i requisiti che
determinano lo status di esodato di un ex-lavoratore: 1.
Non essere più occupato al 31.12.2011 per avvenuta risoluzione
contrattuale a qualsiasi titolo, oppure avere entro quella data
sottoscritto accordi collettivi o individuali che come esito finale
prevedano il futuro licenziamento; 2. Maturare il requisito
pensionistico con le previgenti norme entro il 31.12.2018. Il
riconoscimento da parte di tutte le istituzioni che il patto
infranto dallo stato con gli esodati è rappresentato proprio dalla
violazione della “garanzia alla sicurezza sociale” prevista dalla
costituzione, ci spinge quindi a rifiutare l’ipotesi di ridurre il
nostro dramma esclusivamente ad una mera e semplice “questione
sociale” da risolvere solo attraverso l’umiliante “prestito
pensionistico” o con una specifica misura di “sostegno al
reddito”, ovvero con la carità da parte dello stato, come
ultimamente è stato fatto realizzando le misure che prevedono , tra
l’altro, l’anticipo pensionistico, misura utile a introdurre una
certa flessibilità in uscita dal lavoro ma che nulla c’entra con
la “questione esodati”! Certo il sistema previdenziale,
erroneamente considerato “in toto” parte del bilancio dello
stato, si deve mantenere in equilibrio, ma per ottenere questo
risultato non possono essere “rubate” le speranze di chi con
37, 40 anni di lavoro ha pagato tutte le tasse e tutti i contributi
previdenziali richiesti: si cominci (e qui faccio solo qualche
esempio) a dividere nettamente la previdenza dall’assistenza,
mettendo quest’ultima a carico della fiscalità generale, si
realizzino infine quei costi standard nelle forniture di materiale
per la pubbliche amministrazioni, tanto agognati e solo minimamente realizzati, si operi
per il riequilibrio dei fondi pensionistici perennemente sbilanciati
in rosso, si faccia in modo, e per tutti, che non debbano più essere
pagate pensioni completamente sovradimensionate rispetto ai
contributi effettivamente versati, e si pretenda che chi viene
scoperto ad evadere miliardi di euro di tasse, le paghi subito e con gli
interessi (e qui l’esempio dei miliardi di euro evasi e condonati alle
società di gestione dei giochi on-line grida vendetta), e si
scoprirà che, nell’economia dello Stato, i fondi per “salvare
l’Italia” senza dover “rubare” la pensione agli esodati
avrebbero potuto tranquillamente essere trovati… E ne avanzavano
pure! Per tutte queste “buone ragioni” ribadiamo, quindi,
che l’emergenza sociale degli esodati deve essere,
correttamente e giuridicamente inquadrata nell’ambito del mancato
rispetto di quel “principio di diritto” alla “sicurezza sociale”
previsto dalla costituzione, e la sua soluzione non può che
garantire ad essi la possibilità di andare in pensione con le regole
previdenziali previgenti quelle imposte dalla “riforma Fornero".
(tratto da un intervento a un convegno
del 2015 a Milano su politiche professionali e previdenziali,
aggiornato e rivisto per l'occasione)
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