Mi chiamo
Ezio Intropido, sono un lavoratore IBM o meglio ex IBM incentivato
all’uscita nel maggio 2010, appartengo in pratica ad una nuova
categoria nell’ambito della specie umana, gli “esodati”. Nato nel 1952 con anzianità di 36
anni e 7 mesi ho compiuto 60 anni lo scorso maggio e avrei potuto andare in
pensione a gennaio del 2013 se un “tecnico” molto ferrato nella teoria ma
completamente ignorante delle dinamiche aziendali e del mondo del lavoro, non
avesse ideato l’ennesima riforma epocale della previdenza. Tra l’ottobre e il
dicembre 2011 a pochi mesi quindi dall’agognato traguardo, la firma di una,
sino ad allora, perfetta sconosciuta, accompagnata dalla controfirma di un
etereo ed asettico premier con il suffragio di un parlamento tanto silente
quanto prono al verbo del salvatore della patria, ha stravolto il mio futuro
cancellando, sogni, aspettative e progetti per me e la mia famiglia. Da gennaio
2013, quando si esaurirà l’incentivo concessomi dalla IBM, sarò senza alcun
reddito fino a gennaio 2017. Mia moglie dovrà farsi carico di me e di nostra
figlia di dieci anni, pensare alle sue necessità e spiegarle per quale motivo
non potremo mantenere le promesse esperienze di studio all’estero, di campus di
tennis e di una bicicletta nuova. A nostro figlio disoccupato e a mia figlia
che ha appena avuto una bimba, dovremo dire che in caso di bisogno dovranno
cavarsela da soli perchè la maestrina Fornero dice che ora non può pensare
anche alle piccole asperità implicite in una grande e illuminata riforma. Non siamo numeri, con quelli
lasciamo divertire la Fornero, siamo persone con una dignità, che dopo una vita
di lavoro ci si vuole togliere e che invece esigiamo ci sia riconosciuta. Non
sappiamo che farcene dei richiami alla solidarietà nazionale né degli appelli
all’unità della nazione, questa è una grande, iniqua, volgare e tragica
questione sociale che va risolta, non con la prossima legislatura, non fra un
mese e neppure domani, bensì ora!
Questa è una ingiustizia così clamorosa che ci si domanda come siamo potuti trascorrere 6 mesi dalla riforma delle pensioni senza trovare una soluzione. E' una vergogna. I libri di storia dovranno fare nomi e cognomi, non solo del Governo, ma anche dei partiti politici che hanno reso possible tutto questo. Che l'ignominia rimbombi nei decenni futuri.
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