venerdì 1 giugno 2012

Non siamo qui per le caramelle (5)



Non è facile, a un certo punto della vita, raccontare, che per cause esterne, la tua esistenza e tutto quello che ci gira intorno, son sconvolte! Non è facile ma ci provo. Ho lavorato in una multinazionale per quasi trentasette anni! Ora, che freddamente ci penso, sono meravigliato di come e dove ho passato più della metà mia vita. Ovviamente non ho solo lavorato, perché un po’ di tempo libero, l’Unilever me l’ha lasciato. Così, ho “messo su famiglia”, ho creato e procurato relazioni sociali all’interno e all’esterno dei mura di cinta della fabbrica, perché comunque la ditta ti garantiva il lavoro e uno stipendio… In cambio del mio lavoro. Penso di aver dato il meglio e comunque ho cercato di vivere la mia condizione di lavoratore in modo sereno con me stesso, con i colleghi e con tutto quanto mi circondava, convinto che la costruzione di relazioni fiduciose potesse offrirmi e fruttare anche agli altri una vita migliore, nonostante il mio dover lavorare, il nostro dover lavorare tra colleghi. Pensavo che dopo quasi trentasette anni  di essere riuscito a concretizzare queste condizioni ideali. All’Unilever, tutto questo non è bastato, voleva “guadagnare” di più! Così come un sogno infranto un giorno ti dicono che te ne devi andare, perché sei un costo, non una persona! Vai, consolati però, salverai un collega lasciandole il tuo posto! … E tra poco (3 anni) sarai in pensione! Supero questo momento recuperando il modo di creare relazioni all’esterno della fabbrica impegnandomi nel volontariato riuscendo a dare sostegno concreto ad un mio sogno: la pace. Il tempo scorreva tra ideali progetti per un futuro di pace. Come uno schianto di un fulmine all’inizio del 2012 la riforma del sistema delle pensioni mi ha riportato ad un dura ed angosciosa realtà: arriverai alla pensione nel 2020 vivendo per 7 anni “solo coi sogni”… L’alternativa? Versare 35000 euro se vuoi ricevere la pensione nel 2015!!! E la mia famiglia? E le mie relazioni? E i miei ideali di pace? Sconvolto da questa prospettiva e sorretto da una forte arrabbiatura, ma abituato, per indole, a reagire di fronte agli ostacoli, cerco affannosamente e trovo “compagni” di sventura, che hanno le mie stesse angosce, le mie stesse speranze per il futuro. Non molleremo! Quello che è un diritto acquisito, la nostra giusta pensione, dovrà essere riconquistato. Concretizzare questo sogno di giustizia è una forma di civiltà irrinunciabile. Luigi Lacchini licenziato Unilever… In cerca di futuro.

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