sabato 31 marzo 2018

Ancora nel limbo...


La testimonianza di Aldo Drusin è stato uno dei momenti più toccanti dell'incontro di ieri. La riportiamo integralmente di seguito.

Buongiorno e benvenuti a tutti, perdonatemi se mi avvalgo dell’aiuto di questa nota ma non sono un esperto oratore e non ho neanche la preparazione necessaria per affrontare argomenti specialmente di fronte a platee particolarmente preparate. Mi chiamo Aldo Drusin sono esodato e onorato di far parte del comitato esodati di Lodi. Non sono salito su questo palco per produrre ragionamenti di carattere politico, pensionistico o di welfare in merito al problema degli esodati in quanto amici che mi hanno preceduto e che mi seguiranno li hanno trattati e li tratteranno con maggiori capacità e in maniera molto più esaustiva. Io sono qui per portare la prova tangibile, se mai ce ne fosse ancora bisogno, che gli esodati esistono ancora, che ci sono ancora migliaia di ex lavoratori, ovvero di famiglie, che vivono in un limbo di precarietà finanziaria, al limite o dentro la soglia di povertà, ai margini della società, che non vedono prospettive e non sono più in grado di pianificare il loro futuro in quanto oltre a non essere più titolari di un lavoro, non hanno neanche la meritata pensione, sudata spesso con ben oltre quarant’anni di servizio e promessa loro da uno stato che all’ultimo momento ha cambiato le carte in tavola negando un diritto, peraltro costituzionalmente acquisito, non solo a causa della legge Fornero ma anche dell’ADV, nata molto prima dell’arrivo del governo Monti, che viene perversamente applicata anche su coloro che non hanno più un lavoro prolungando a dismisura i tempi di accesso al regime pensionistico. Io ho quasi 60 anni con più di 40 anni di contributi, ho cessato il mio rapporto di lavoro con una grande azienda il primo aprile 2011 e, rimanendo escluso per pochissimo tempo dall’ottava salvaguardia, sono entrato nell’ottavo anno della mia condizione di esodato e se non verrà posta una soluzione definitiva a questa vergognosa vicenda rimarrò tale fino al settembre 2021, quindi due anni e sei mesi oltre la data prevista per il mio pensionamento con il decreto Sacconi, a patto che restino così le cose. Fortunatamente non sto soffrendo di particolari disagi economici, mia moglie lavora, sono proprietario di casa mia figlia si è sistemata con casa e lavoro e l’azienda mi ha fornito la copertura necessaria per vivere, perlomeno fino alla data di pensione presunta prima dell’avvento della legge Fornero, e mi sta attualmente versando la contribuzione volontaria. Nonostante questo, però la mia vita non è e non può essere serena, la vivo ogni giorno con l’incertezza di quello che potrà essere il domani, con la paura di non potere fare progetti fino a quando non andrò in pensione e penso con rabbia e con dolore a tanti ex lavoratori, esodati e disoccupati, che questi miei “privilegi” non li hanno, che non hanno più possibilità di mantenere una famiglia e le famiglie si smembrano, non hanno una casa di proprietà e vivono magari in una roulotte o in una macchina o da parenti che li ospitano perché non possono pagare un affitto, che non hanno di che per proseguire il versamento dei contributi volontari necessari alla garanzia di accesso a una dignitosa pensione. Non voglio tediarvi oltre, concludo con un ringraziamento verso tutti coloro che hanno contribuito a far sì che tantissimi esodati siano usciti da questa penosa situazione e che tutt’ora si stanno ancora prodigando perché gli ultimi rimasti siano salvaguardati, mi riferisco a tantissimi giornalisti, politici, sindacalisti di qualsiasi testa, colore politico o federazione essi siano ma anche ad artisti dello spettacolo, attori, registi e cittadini comuni. Un grazie particolare lo porgo però a tutti quegli amici esodati e non che, per condizione o convinzione, si sono impegnati per la stessa motivazione con enorme abnegazione e che, nonostante in gran parte non lo siano più perché ormai pensionati, stanno continuando a farlo con uguale dedizione. Grazie a tutti voi, grazie ai comitati e alla gente comune, grazie agli amici del comitato esodati di Lodi.

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