mercoledì 23 maggio 2012

Non siamo qui per le caramelle (1)


Sono Alessandro Cremonesi, un “lavoratore incentivato all’uscita rispetto alla crisi aziendale” nell’anno 2011 e chiamato volgarmente  “esodato”. Un operaio nato nel 1955 con anzianità di 36 anni e 7 mesi al maggio 2011: avrei fatto i 40 anni ad ottobre 2014. Nell’ambito di una ristrutturazione aziendale della multinazionale Unilever Manufacturing con sede a Casalpusterlengo (Lo), anche se ero stato riconfermato, ho accettato la proposta di percorso al pensionamento con le leggi in vigore a quella data. La proposta, seguendo gli accordi sindacali della ristrutturazione, era la seguente: 3 anni di mobilità (avendo 57 anni) fino a fine maggio 2014, l’importo per il pagamento dei contributi di 5 mesi per arrivare ai 40 anni (ottobre 2014) da versare all’INPS  a  fine mobilità, il sostegno economico dei 12 mesi di finestra mobile e  il recepimento della pensione a febbraio 2016 per l’ulteriore aggiunta di 3 mesi di aspettativa di vita. Ora mi è caduto il mondo in testa perché la beffa è doppia: con le nuove leggi mi trovo senza lavoro e senza pensione. Voglio fare notare che al momento di essere incentivato all’uscita eravamo 3 operai uscenti ed abbiamo permesso il reintegro di 3 giovani cassaintegrati. Il governo Monti ora ci ha messo in una situazione che  per me non è più sostenibile da un punto di vista psicologico e  infatti sono costretto a prendere farmaci per mantenere un minimo di serenità. Ma purtroppo tutto ciò ricade in modo negativo  anche sulla buona armonia familiare e questo aggrava  ancora di più il mio sconforto. Ora stiamo percorrendo  la via legale che sarà intrapresa dai sindacati, presso la corte costituzionale, per perseguire l'incostituzionalità del decreto di dicembre 2011. La motivazione è che un decreto può cambiare la condizione di diritto di un lavoratore in costanza di rapporto di lavoro, non può cambiarla quando il lavoratore ormai il lavoro l’ha perso, infatti diventa il soggetto che non solo subisce il cambiamento ma paga anche il prezzo del cambiamento. Risultato che il lavoratore viene messo nella condizione di non avere anche un futuro. Il  nuovo  diritto alla pensione passa dal 1 febbraio 2016 al 1 settembre 2017 compreso l’aspettativa di vita. Sarei scoperto di contributi per 3 anni (dall’ottobre 2014 all’ottobre 2017), e senza stipendio. Basta non ne posso più! Non siamo numeri ma persone con una dignità, che ora dopo una vita di lavoro ci è stata tolta.

Nessun commento:

Posta un commento