Il
mio dramma lavorativo ebbe inizio alla fine del 2007, quando, dopo 34 anni di
onorato servizio, a causa della chiusura inaspettata della mia ditta, mi trovai
con l’essere messo in mobilità per 3 anni e così da lavoratore passai a essere
un “esodato” a tutti gli effetti. Faccio una precisazione: a me in quel momento
mancavano 6 anni per maturare i 40 anni per andare in pensione, poi ci pensò la
sciagurata riforma Fornero ad aggravare la situazione, portando a 42 anni e 10
mesi la decorrenza pensionistica. In quel momento il mio unico scopo era quello
di ricominciare da zero e trovare ogni volta un lavoro che mi permettesse di
prolungare il più possibile la mia mobilità. Grazie al cielo, anche per merito
della mia tenacia e caparbità, sono quasi sempre riuscito a trovare subito un
lavoro non appena ne terminavo uno, ma vi assicuro che ricominciare ogni volta
da zero non è stato per niente facile. Così facendo sono riuscito nell’intento
di portare la mobilità al massimo possibile, vale a dire 6 anni, ma veniamo
agli ultimi avvenimenti: alla fine del 2012, visto l’avvicinarsi dei 40 anni di
contributi, decisi di fare, presso l’INPS, la domanda di salvaguardia. Ciò vuol
dire che, stando ai criteri governativi, chi fosse stato licenziato in un
periodo antecedente il 2010 e avesse maturato i 40 anni all’interno della
mobilità, poteva ritenersi salvaguardato a tutti gli effetti (e io ero uno di
quelli). Nei primi mesi del 2013 cominciò il mio calvario con l’ente cosiddetta
INPS e con il patronato. Cominciai a fare strade su strade
all’INPS, ogni volta partivo con il cuore gonfio di speranza, per poi tornare a
casa con l’angoscia di non aver trovato risposte, anche perché tutte le volte,
le parole erano sempre le stesse: “Lei potrebbe rientrare nei 65.000, nei
55.000, forse nei 6.500, non saprei, torni più avanti, stiamo aspettando il
decreto e avanti di questo passo”. Lo stesso calvario con il patronato: decine
di strade, sempre più logorato nella testa e nell’animo: anche lì grande
confusione: “Sì, potresti, forse, magari, se fosse per me nei 6.500 potresti
rientrare, secondo me faresti bene a trovarti un lavoro tanto non sei
salvaguardato, paga pure i contributi volontari e così via”. La rabbia era che
io sapevo di rientrare in quella categoria, e anche altre persone più
competenti di me, avevano sposato la mia teoria. Andiamo avanti: siamo nel mese
di settembre, la mia mobilità stava per finire, stavo già entrando nell’ordine
delle idee di pagarmi i contributi volontari (che non avrei dovuto pagare!),
che voleva dire due anni di versamenti, nell’ordine 17.000 e 18.000 euro o giù
di lì, calcolando anche due anni senza reddito, ovvero a zero euro. Potete
immaginare come potevo sentirmi in quei momenti: ero come in un gorgo che mi
stava risucchiando inesorabilmente, quando un bel giorno di ottobre, per una
pura casualità che mi cambierà la vita, vengo a conoscenza dell’esistenza di un
comitato nel Lodigiano che si occupa in modo totale del problema degli
“esodati”. Il giorno dopo con l’ansia che mi contraddistingue mi presento a
loro e devo dire che sono stato accolto con l’umanità e il calore come se fossi
sempre stato uno di loro, e di questo gliene sarò sempre grato. Comunque, una
volta fatta vedere la mia documentazione alla persona del comitato più esperta
in materia, nel giro di una minuto ho avuto la risposta che nessun entre
preposto ha saputo darmi: il fatto he fossi un salvaguardato a tutti gli
effetti. Così, con questa disponibilissima persona, decidemmo di andare insieme
all’INPS per vederci più chiaro e una volta lì, con stupore, scoprimmo che la
mia domanda fatta un anno prima non era mia partita. Incredulo e senza parole,
l’incaricato INPS ha sbloccato e fatto partire immediatamente la mia domanda e
dopo dieci giorni ho avuto la risposta attesa da mesi, quella di essere un
salvaguardato a tutti gli effetti. In quel preciso momento, ho rivisto la luce
in fondo al tunnel: non ho nessuna vergogna nel dire di essermi messo a
piangere fuori dall’INPS, da solo, uno sfogo che era rimasto soffocato per mesi
dentro di me, e che adesso posso liberare. Voglio chiudere dicendo che se fosse
stato per le istituzioni, per i patronati o per chi altro, ora sarei ancora
nella disperazione più totale e invece posso dire che gli angeli esistono
veramente e possono nascondersi nelle persone più semplici e altruiste di
questo mondo. Comunque, e non mi stancherò mai di dirlo in tutti i modi, grazie
con tutto il cuore al comitato “esodati” di Lodi. (Mario)
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