martedì 16 maggio 2017

Non siamo... Mangime per le macchine...













C'è un oceano, e un continente che ci divide, ma le poesie di Xu Lizhi e le nostre realtà sono così vicine come sono così lontane. L'alienazione di un lavoro sempre più simile alla schiavitù, le fabbriche che catturano le lacrime, gli anni trascorsi a ritmi meccanici perché il dolore fa gli straordinari, le notti insonni che diventano l'ultimo cimitero della giovinezza, l'impossibilità di esprimersi in una vita vissuta rendono plausibile spiccare il salto, verso la fine. La voce di Xu Lizhi, le letture di Mangime per le macchine, hanno raccontato la visione di una luna fatta d'acciaio, simbolo della disperazione e insieme punto di non ritorno perché nella tragedia di un giovane operaio che a 23 anni vede nel suicidio l'unica (e ultima) alternativa, deve restare scolpita e indeledibile quella frase, quando, quasi come un testamento spirituale, ha scritto: "Non posso ingoiare altro". Emozionante, trascinante, ipnotica la trasposizione di Mangime per le macchine a cura di Katia e Gianni Del Savio, Patrizia Inzaghi e Carlo Lozito (che ringraziamo ancora per la disponibilità e la cortesia) ci ha ricordato ancora una volta, come abbiamo vissuto, quanto sia crudele l'invisibilità. E' proprio per questo che, inaugurando una bel sabato mattina di maggio, abbiamo consegnato agli operai dell'INNSE il nostro piccolo contributo alla loro lotta, perché come diceva Xu Lizhi, "che io parli o meno, sarò sempre in conflitto", ma l'importante è non essere soli.

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