La
sonda Voyager 1, partita nel 1977, molto probabilmente quest’anno
si perderà ai confini della nostra galassia perché il suo
giroscopio smetterà di funzionare e non sarà più in grado di
orientare le sue antenne per le comunicazioni con la terra. Era stata
spedita per setacciare i messaggi vaganti nell’universo e a sua
volta portava un bagaglio di notizie rappresentative della vita e
della cultura sul nostro pianeta.
Siamo un po’ nella stessa condizione. La rete dei comitati si è smobilitata, molti degli stessi comitati si sono sciolti, e l’affaire degli esodati, così come l’abbiamo vissuto, è destinato a estinguersi. Anche per noi, in effetti, l’esigenza sarebbe quella di dimenticare, come se questi cinque anni da esodati fossero stati soltanto un brutto incubo. Invece, ci siamo svegliati e ci siamo accorti che era ed è una realtà. Il nostro esodo, se non si fosse ancora capito, ha alzato il livello di guardia rispetto al senso e al diritto della previdenza pubblica che, lo si vede ormai con molta chiarezza, è l’oggetto di attacchi costanti, subdoli, mirati eppure continui. L’ordine del giorno è sempre quello e, anche se non abbiamo voglia di ricordare, è necessario, perché abbiamo capito, e abbiamo visto il futuro.
Siamo un po’ nella stessa condizione. La rete dei comitati si è smobilitata, molti degli stessi comitati si sono sciolti, e l’affaire degli esodati, così come l’abbiamo vissuto, è destinato a estinguersi. Anche per noi, in effetti, l’esigenza sarebbe quella di dimenticare, come se questi cinque anni da esodati fossero stati soltanto un brutto incubo. Invece, ci siamo svegliati e ci siamo accorti che era ed è una realtà. Il nostro esodo, se non si fosse ancora capito, ha alzato il livello di guardia rispetto al senso e al diritto della previdenza pubblica che, lo si vede ormai con molta chiarezza, è l’oggetto di attacchi costanti, subdoli, mirati eppure continui. L’ordine del giorno è sempre quello e, anche se non abbiamo voglia di ricordare, è necessario, perché abbiamo capito, e abbiamo visto il futuro.
Come
il Voyager siamo stati in orbita per troppo tempo in cerca della
notizia giusta, di un segnale di speranza: avevamo qualcosa da dire,
ce l’abbiamo ancora. L’idea è quella di conservare un archivio
del nostro viaggio, ma anche di diffonderlo negli spazi lasciati
vuoti dalle istituzioni, di farlo arrivare agli alieni che ci
governano, agli extraterrestri che occupano le trasmissioni
televisive, alle strane creature che, tra una tabella e l’altra,
una percentuale e l’altra, maneggiano i nostri destini, e quelli
delle nostre famiglie, che (questo lo vogliamo ricordare, sì) sono
un argomento delicato. Conservare vuol dire dare avere cura, come
siamo stati attenti alle parole e anche alle immagini, sempre
rispettose, attente, scrupolose.
Nel
riorganizzare tutti i materiali, quasi 3000 file, è spuntato solo un
cartello che diceva: “Tempo scaduto, avete scassato la minkia”.
Una frase un po’ provocatoria, un po’ comica, che oggi fa
sorridere, e comunque condivisibile, perché cinque anni sono tanti,
l’angoscia era un cappio al collo, le lacrime ci hanno inseguito e
dentro questo archivio c’è tutta la forza, la pazienza, il metodo,
la fantasia che ci abbiamo messo per arrivare in fondo, o almeno per
arrivare fin qui, poi si vedrà.
La
suddivisione on line
e off line,
ovvero pubblica e riservata, è venuta spontanea. Il blog è stato,
ed è ancora, un diario e un piccolo strumento di comunicazione che
contiene tutti i comunicati, le leggi di salvaguardia e tutte le
disposizioni degli istituti di previdenza o delle istituzioni, le
testimonianze, i comunicati, le tre versioni scaricabili di Non
siamo qui per le caramelle. Nella
card ci sono centinaia di immagini inedite, che per ragioni di spazio
o di pertinenza non sono rientrate nel blog, tutte le
corrispondenze, le bozze, i progetti. Non c’è nulla di segreto,
non c’è mai stato, non ci deve mai essere quando si guarda
all’ignoto dove i diritti vengono confusi con i prodotti, e le
parole lasciate vagare nello spazio senza senso.
Quello
che abbiamo raccolto e che lasciamo non è soltanto la nostra
testimonianza, che dovrebbe già essere sufficiente, ma anche
un’idea, un metodo di lavoro, di confronto, di attenzione da
seguire con scrupolo, con pazienza e sempre con un sorriso che è
quel dettaglio che davvero ha fatto la differenza tra noi e il
Voyager e le macchine e le caramelle. Siamo arrivati fin qui, ma
sappiamo che è soltanto una tappa, ne siamo certi: è soltanto una
piccola parte, perché certe emozioni sono difficili da archiviare,
ma è la nostra mappa per il futuro, ovunque esso sia. Bon
voyage.
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