martedì 19 maggio 2015

Una certa convinzione.



E' stato importante inquadrare un momento, così. Non siamo qui per le caramelle è la definizione di un lungo percorso. Non è la fine, ma di sicuro un punto fermo, sì. Il primo commento che ho fatto a Non siamo qui per le caramelle è stato: questo è un documento, una prova che non solo dimostra, ma sbatte in faccia all'Italia quattro anni in cui c'è stata gente che ha vissuto in un limbo, per non dire un inferno, e in cui le persone erano diventate nessuno. Non siamo qui per le caramelle evidenzia e documenta in modo particolarmente dettagliato la storia di uomini e donne che hanno lavorato per quarant'anni con tutti i drammi, la fatica e la pazienza che questo comporta, e che non dovevano esistere, che non erano più di nessuno. Non siamo qui per le caramelle li fa esistere, e non stiamo parlando di una porzione insignificante della popolazione italiana. Parliamo di quattrocentomila persone che, se aggiungiamo le famiglie, diventano una fetta importante del paese: Non siamo qui per le caramelle è la testimonianza di questo popolo che non era più di nessuno, che non sapeva cosa poteva capitargli, e che doveva sparire. Pur con tutti i documenti giusti in mano, come se stessero viaggiando con un passaporto corretto in una terra straniera, e sconosciuta, e qui forse c'è tutto il senso dell'esodo. Non siamo qui per le caramelle esprime molto bene questa deviazione e l'altro aspetto che mi ha colpito molto è stata la vita stessa del comitato degli esodati, che ci ha creduto fino in fondo: mi ha commosso questa costanza nel trovare una credibilità che è stata cercata con pazienza, credendoci, tutti insieme, perché da soli non si può fare niente, ed è con quella convinzione che alla fine, in fondo, è stata ritrovata un'identità, forse qualcosa in più. Ottimo! (Peppo Castelvecchio)

12 commenti:

  1. Stupendamente e semplicemente scritto. Comprensibile a tutti con un linguaggio stimolante che permette di entrare nel disagio, emozionandosi in ogni rigo delle esperienze che loro stessi in prima persona raccontano. Ho trovato nelle righe che man mano leggevo tutte le sensazioni, difficoltà, ansie, paure, che ho provato in questi quaranta mesi di astinenza del diritto. Ma anche la determinazione che ha la nostra lotta, la lotta di tutto il movimento degli “esodati” che ha caratterizzato gli ultimi anni per impegno partecipazione il panorama italiano. Sicuramente uno dei movimenti più longevi, preparati, solidali, che ha permesso il conoscersi e farsi amici in tutte le regioni Italiane in barba a chi vuole dividerci geograficamente tra nord centro e sud come se chi risiede più in alto ha maggiori ragioni di chi invece è alla punta dello stivale. Un abbraccio a tutti voi per lo splendido lavoro e coesione che ho letto in Non siamo qui per le caramelle come nella musica di Evasio Muraro. (Nazzareno Marinelli)

    RispondiElimina
  2. Ottimo! Come sempre! (Luigi Lacchini)

    RispondiElimina
  3. Un viaggio nella realtà, toccata con mano, giorno dopo giorno, sera dopo sera. (Michele Anelli)

    RispondiElimina
  4. Bravo Marco (Denti) a farci conoscere meglio una delle tante storie sbagliate di questo allucinante ed allucinato Paese. (Rosario Pantaleo)

    RispondiElimina
  5. Pazzesco. Il libro è molto bello. (Marco Maccari)

    RispondiElimina
  6. Questo appassionante libro, stampato in totale autonomia, a testimonianza di un’atroce verità: gli "esodati" rappresentano quelle nuove sotto-categorie sociali che non riescono ad essere rappresentate unitariamente. Gli "esodati" non sono più lavoratori, non sono ancora pensionati, non sono propriamente disoccupati, ma di fatto sono emarginati. Loro non hanno colpe, si sono trovati a metà di un guado, quando, per scelte altrui, le chiuse a monte sono state riaperte e l’acqua ha cominciato a salire inesorabilmente. Marco (Denti) a Lodi e dintorni si è attivato con il comitato "esodati", presso il cui sito è disponibile il libro (www.comitatoesodatilodi.blogspot.it), con un modesto contributo di 10 euro, ed ha raccolto un impressionante “cahier de doléance”, fatto di storie comuni, ma sempre sull’orlo del tragico. Vi possiamo leggere di vite, se non distrutte, perlomeno drasticamente ridimensionate e non solo dal punto di vista economico. Quello che emerge è un orgoglio espresso da lavoratori che hanno in buona fede rinunciato a continuare il rapporto di lavoro, magari per favorire le giovani generazioni e che improvvisamente si sono trovati a mancare la terra sotto i piedi. Il problema non riguarda solo quelle poche decine o centinaia di migliaia di esodati (anche la cifra è stata oggetto di incertezze assolute da parte della classe politica, ma può potenzialmente interessare tutti noi, in quanto l’attuale politica realista nei confronti della classe lavoratrice, potrà creare un domani, altri paradossi sociali che potrebbero benissimo vederci coinvolti. Fortunatamente, anche grazie alla musica, a Lodi e dintorni si è riuscito a creare un polo di aggregazione che ha aiutato, se non a risolvere, almeno ad attenuare questo problema che è solamente umano. (Andrea Trevaini)

    RispondiElimina
  7. E' una testimonianza viva, dovrebbe essere un libro da leggere nelle scuole, ora! Dovrebbe essere uno spettacolo teatrale, perché la funzione è raccontare la vita vissuta della gente del popolo repressso. Non sono qui per le caramelle mi ricorda la denuncia fatta da Jack London nel Tallone di ferro. Grazie per questo prezioso lavoro. (Giuliano Del Sorbo)

    RispondiElimina
  8. Ho letto il libro: è incredibilmente poetico nella sua drammaticità e riesce tramite un sorriso a farti vivere una realtà ormai ignorata da tutti. Poi è scritto in un modo veramente bello, che riesce a non appesantire un tema così già pesante (oltre che triste). (Emanuele De Francesco)

    RispondiElimina
  9. Mi piace molto l'impostazione del libro, sondare il lato umano che sta dietro numeri spersonalizzanti, far venire fuori dalle parole inventate e/o asettiche della cronaca la realtà umana che sta dietro agli eventi, eventi assurdi, inconcepibili alla luce di qualsiasi senso di giustizia; mi piace quello che intendo come disprezzo sarcastico nei confronti di coloro che, il potere in mano, hanno fatto si che gli "esodati" ( il computer me lo da come errore di scrittura! appunto) si creassero dal nulla , un nulla pieno di vite e aspettative umane. Un muro di gomma che le "persone"si sono trovate intorno all'improvviso a sostituire una visione la futuro che si erano prospettate. (Maria Vayola)

    RispondiElimina
  10. Lo sto leggendo con le lacrime agli occhi. (Fidel Fogaroli)

    RispondiElimina
  11. Ho finito di leggere "Non siamo qui per le caramelle". Veramente bello, a tratti straziante. Complimenti di cuore. (Massimo Pirotta)

    RispondiElimina