lunedì 23 giugno 2014

Il diritto a uno stato di felicità.





Introdotta da Domenico Campagnoli, segretario provinciale della Camera del Lavoro di Lodi che non ha esitato ad usare il termine “crudeltà” per definire l’intenzione con cui sono stati colpiti laboratrici e lavoratori poi trasformati in “esodati”, la presentazione del libro di Antonio Rinaldis, Esodati. Storie di un’economia distratta ha offerto più di uno spunto di riflessione. L’idea di “crudeltà” che Domenico Campagnoli ha sottolineato, collegandola, come è inevitabile, alla “la paura di non essere nessuno”, esigeva una risposta anche al di là dei canoni istituzionali. Arrigo Migliorini, coordinatore del comitato “esodati” di Lodi ha ricordato come è sempre stata nella natura e proprio nella storia del comitato l’idea di “riappropriarci delle storie, delle nostre storie”, perché una delle caratteristiche di quella fatidica riforma che tra il 3 e il 4 gennaio 2011 ha generato dal nulla l’esistenza degli “esodati” è stata quella di affidarsi solo e soltanto sul freddo calcolo matematico in risposta all’emergenza economica di quel momento storico, ma “i numeri da soli non dicono mai quale è stato il percorso”. Ci sono notti passate ad occhi aperti, ci sono sguardi persi nel vuoto, ci sono compagne e compagni di viaggio che non hanno più parole e non hanno più destino. E arrivano persino a spendere giorno e notte coltivare rimpianti, rimorsi e sensi di colpa, sentendosi errori perché come scriveva Franco Fortini in Traducendo Brecht: “Gli oppressi sono oppressi e tranquilli, gli oppressori tranquilli parlano nei telefoni, l’odio è cortese, io stesso credo di non sapere più di chi è la colpa”. Antonio Rinaldis, autore di Esodati. Storie di un’economia distratta, ha spiegato molto bene, come già nell’intervista che aveva anticipato l’incontro, la necessità di rispondere attraverso le testimonianze, piuttosto che le analisi, perché gli “esodati” sono stati le “vittime perfette” di una “macelleria sociale”, di una “distrazione” voluta, in funzione di logiche economiche sempre più  ciniche e crudeli. Citando i suoi amatissimi filosofi, da Blaise Pascal ad Aristotele, Antonio Rinaldis ha offerto uno spunto molto interessante facendo notare che agli “esodati” non è stato tolto soltanto il sacrosanto diritto alla pensione, ma un diritto più grande e importante, quella alla felicità perché “il diritto alla felicità è insito all’idea stessa dello stato di diritto”. Quello è davvero il nocciolo, il cuore, l’anima stessa del dramma degli “esodati”, perché come ha scritto Alessandro Baricco “è così che ti frega la vita. Ti piglia quando hai ancora l’anima addormentata e ti semina dentro un’immagine, o un odore, o un suono che poi non te lo togli più. E quella lì era la felicità.  Lo scopri dopo, quando è troppo tardi”. Un particolare ringraziamento alla CGIL di Lodi per il supporto e l’ospitalità e alle bravissime lettrici dell’Associazione Fabularia di Lodi che, nel corso della presentazione, hanno interpretato alcuni passaggi di Esodati. Storie di un’economia distratta

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