martedì 12 giugno 2012

Non siamo qui per le caramelle (9)



Ho lavorato presso una grande multinazionale (IBM) per oltre 30 anni; ho iniziato subito dopo la laurea e il servizio militare e non ho mai cambiato ditta. Ho fatto tanti lavori, una soddisfacente carriera, portato a termine importanti progetti internazionali, viaggiato molto, ottenuto anche riconoscimenti e stima da parte di colleghi e superiori. Non mi sono mai tirato indietro quando c’era da lavorare o da affrontare esperienze nuove o obiettivi difficili; credo di aver portato a termine con successo ogni impegno che mi sono preso, anche con soddisfazione personale. Poi cinque, sei anni fa la prima svolta: rimango a casa in malattia per più di sei mesi per una grave operazione alla schiena. Al mio rientro il posto che mi era stato promesso non c’è più… Come capii allora le donne che rientrano dalla maternità! Seguono diversi mesi di velato “mobbing” in cui non si riesce a trovare un lavoro “alla mia altezza”, per cui vengo parcheggiato a fare il tappabuchi di ogni progetto dove c’è mancanza di risorse. Infine un’offerta “che non si poteva rifiutare”: andare in assegnazione presso una consociata IBM di Vimercate. Accetto, anche se la distanza da casa aumenta e i disagi sono maggiori; ma qui ho la possibilità di “crearmi” un mio progetto e di portarlo a termine con successo, coadiuvato da un paio di collaboratori. Passano così due, tre anni di soddisfazione e ancora di riconoscimento da parte dei miei superiori. Ed ecco l’ultima svolta nel 2010: non ci sono più soldi e possibilità di prolungare l’assegnazione presso la consociata, nonostante l’ottimo lavoro svolto (e ancora da svolgere); mi si fa “velatamente capire” che tornando in IBM non ci sarebbe in vista nessun lavoro adeguato e quindi… E quindi, nonostante i 35 anni di onesto e proficuo lavoro ormai non servi più! Sei “anziano” (58 anni), sei ormai a meno di due anni dalla pensione, non ci sono prospettive: perché non accetti un incentivo per startene a casa (e non gravare più su IBM, risolvendole quindi un sacco di grattacapi!)? All’inizio non volevo cedere, volevo portare a termine la mia carriera lavorativa e poter sfruttare ancora per 2 anni la mia esperienza. Ma la pressione è stata tanta: l’idea di altri 2 anni di “mobbing”, parcheggiato in un “cimitero degli elefanti”, senza saper cosa fare, senza nessuna prospettiva, alla fine mi ha vinto, insieme alla pressione sempre più insistente di tutti i capi IBM. Ho fatto i miei conti, ottenuto un incentivo che mi permettesse di vivere fino al raggiungimento della pensione e di “rimpinguarla” con dei versamenti volontari, e me ne sono andato. Mi sono sentito anche felice, “dopo”, di poter riavere la “mia” vita, le relazioni con gli amici, con la famiglia, tempo per il volontariato… Se non fosse stata per la “stangata Fornero”! Qui mi è crollato il mondo addosso: dove avrei preso i soldi per “sopravvivere” tre o sei anni senza alcuno stipendio e avendo finito i soldi che avevo stanziato per arrivare alla pensione? E tutte le promesse e i conti fatti dove andavano a finire? In aggiunta poi alla beffa di questa nuova legge anche il “compianto” di amici che ti dicono: “Beh, ma tu sei a posto no? Non sei già in pensione?”, senza capire la situazione dei cosiddetti “esodati”; e il vero schiaffo di chi, oltre a non capire, ci considera dei “privilegiati”, perché abbiamo ottenuto “un sacco” di soldi e siamo stati a casa due anni “senza far niente”: quasi a dire che stavamo “rubando” la pensione! Qui non ci sto: sto lottando insieme a tanti altri amici e compagni di sventura perché quello che è un nostro sacrosanto diritto ci venga riconosciuto: pensione a tutti con la “vecchia” legislatura. (Francesco Sarzana, “congedato” IBM in attesa di futuro)

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