Sono state molte di più, le ore di lavoro. C'era una vita, in piazza, nella nostra città. C'erano tante vite, le vite di tutti a condividere una battaglia che non è soltanto per il lavoro, per la pensione, per il diritto. E' una battaglia per il rispetto. Per il r/i/s/p/e/t/t/o. Lo abbiamo ricordato con una moltitudine di voci diverse, e abbiamo cominciato presto, in mattinata, quando Piero Scaramucci e Daniele Segre, coadiuvati da Luigi Lacchini, hanno tenuto una toccante lezione di stile, di storia, di testimonianza nell'aula magna del liceo Verri. L'occasione era la presentazione, in anteprima assoluta, del cofanetto Vivere e morire di lavoro (Feltrinelli Real Cinema) di Daniele Segre, che è stato con noi tutto il giorno, fino alla proiezione serale di Sic Fiat Italia. L'ha detto lui per primo, "una persona straordinaria" nella presentazione di Piero Scaramucci: r/i/s/p/e/t/t/o. L'hanno ripetuto le dozzine di testimonianze sul palco in mezzo a piazza della Vittoria: quelle lette in modo impeccabile dagli amici dell'associazione Fabularia, quelle dei nostri "colleghi" da Bergamo e da Genova, quelle che abbiamo letto noi. Abbiamo ripetuto soltanto una parola: r/i/s/p/e/t/t/o. Per chi ha lavorato, per chi non ha lavorato, per chi sarà precario per sempre, per chi lo è stato: r/i/s/p/e/t/t/o. L'hanno detto in modi diversi, ma concorrenti anche il presidente del consiglio comunale, Gianpaolo Colizzi, l'emissario di sua eccellenza, Riccardo Rota, gli amici della CGIL che non finiremo mai di ringraziare (Domenico Campagnoli, Francesco Cisarri, Stefano Ruberto): r/i/s/p/e/t/t/o. L'hanno detto i musicisti della Corte del re Sole con le loro ballate francesi, scozzesi e irlandesi: r/i/s/p/e/t/t/o. L'ha detto Peppino Castelvecchio, una che da sempre si batte sulla trincea dell'emarginazione: r/i/s/p/e/t/t/o. L'hanno detto Evasio Muraro e il suo gruppo: puzziamo di fame, ma vogliamo, esigiamo, pretendiamo r/i/s/p/e/t/t/o. L'ha detto senza usare le parole, soltanto i magici gesti di un teatro abituato alla strada, il Laboratorio degli Archetipi con Controvento: r/i/s/p/e/t/t/o. L'hanno detto i Bujaka nel gioioso concerto che, a mezzanotte, ha concluso la lunga giornata di C'era una volta il lavoro. L'hanno detto e ripetuto in italiano e usando le parole di Bob Marley: "Get up stand up for your rights, get up stand up don't give up the fight". R/i/s/p/e/t/t/o. L'avete detto voi che avete partecipato bevendo una birra, cantando e ballando, sgranocchiando un panino o boccheggiando nell'afa: r/i/s/p/e/t/t/o. L'hanno detto quelli che si sono fermati un momento, e hanno capito: r/i/s/p/e/t/t/o. L'hanno detto quelli che hanno caricato e scaricato i camion: r/i/s/p/e/t/t/o. L'avete detto tutti, l'abbiamo detto tutti, e da sabato 16 giugno non siamo più soli a chiedere l'unica cosa che mai abbiamo desiderato in tutta la nostra vita: r/i/s/p/e/t/t/o.
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