martedì 12 giugno 2012

Non siamo qui per le caramelle (10)



Mi  chiamo Virginia  e, non  per mia scelta,  sono una cosiddetta “esodata. A settembre del  2009, la multinazionale Akzo Nobel di Fombio, l’azienda  in cui ho prestato oltre 37 anni di  servizio, decide la chiusura dello stabilimento. La scusa è sempre la stessa:  mercato in calo, scarsa redditività del sito, crisi mondiale e via di seguito. Dopo varie contrattazioni tra l’azienda, la rappresentanza sindacale unitaria, le organizzazioni sindacali  di categoria, l’Assolombarda e il ministero del lavoro, cercando di ridurre l’impatto sociale, si arriva ad un accordo che prevede il ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria (C.I.G.S.)  per tutto il personale (155 unità lavorative) per la durata di 24 mesi  a partire dal primo luglio 2010 sino al 27 giugno 2012 e a seguire la mobilità (di  uno, due, tre anni a seconda dell’età anagrafica). Dopo i primi momenti di delusione e  scoraggiamento mi sono detta che tutto sommato ero fortunata  rispetto alla maggior parte dei miei colleghi che, purtroppo, neanche con gli ammortizzatori sociali concordati, sarebbero riusciti ad agganciarsi alla pensione. Mi consideravo  fortunata,  forte anche del mio “ECOCERT” rilasciato dall’INPS  a giugno 2009 che  indicava come data utile per la riscossione della mia pensione il primo gennaio 2014. Ora  dopo le riforme, prima del governo Berlusconi poi del  ministro Fornero, non ho più nessuna certezza. Questo perché il nuovo governo non vuole tener conto degli accordi ministeriali e sottolineo ministeriali firmati prima del 31 dicembre 2011. Non solo, ma per rientrare nei primi 65.000 “graziati” occorre essere fuori dall’azienda o in mobilità già a quella data. Io andrò in mobilità al primo di luglio di quest’anno ed è durante la mobilità che maturerò i miei quarant’anni di lavoro. Sono tanti i miei colleghi e colleghe che sono a casa senza prospettive di lavoro: dopo i 50 anni sei giovane per andare in pensione ma vecchio per il mondo del lavoro. Nel gruppo degli “esodati” di cui faccio parte ho conosciuto tanti uomini e donne che, mancandogli un anno di lavoro alla pensione, hanno scelto di lasciare il posto ad un collega più giovane. E’ per queste e tante altre situazioni che dobbiamo far sentire la nostra voce e portare a conoscenza di ciò anche chi si crede al sicuro per  aver firmato un accordo uno o due anni fa. Stiamo tutti molto attenti, informiamoci, perché i decreti retroattivi coinvolgono da vicino tutti noi: “esodati”, derogati e fregati.

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