Mi
chiamo Virginia e, non per mia scelta, sono una cosiddetta “esodata. A settembre
del 2009, la multinazionale Akzo
Nobel di Fombio, l’azienda in cui
ho prestato oltre 37 anni di
servizio, decide la chiusura dello stabilimento. La scusa è sempre la
stessa: mercato in calo, scarsa
redditività del sito, crisi mondiale e via di seguito. Dopo varie
contrattazioni tra l’azienda, la rappresentanza sindacale unitaria, le
organizzazioni sindacali di
categoria, l’Assolombarda e il ministero del lavoro, cercando di ridurre
l’impatto sociale, si arriva ad un accordo che prevede il ricorso alla Cassa
Integrazione Guadagni Straordinaria (C.I.G.S.) per tutto il personale (155 unità lavorative) per la durata
di 24 mesi a partire dal primo
luglio 2010 sino al 27 giugno 2012 e a seguire la mobilità (di uno, due, tre anni a seconda dell’età
anagrafica). Dopo i primi momenti di delusione e scoraggiamento mi sono detta che tutto sommato ero
fortunata rispetto alla maggior
parte dei miei colleghi che, purtroppo, neanche con gli ammortizzatori sociali
concordati, sarebbero riusciti ad agganciarsi alla pensione. Mi
consideravo fortunata, forte anche del mio “ECOCERT”
rilasciato dall’INPS a giugno 2009
che indicava come data utile per
la riscossione della mia pensione il primo gennaio 2014. Ora dopo le riforme, prima del governo
Berlusconi poi del ministro
Fornero, non ho più nessuna certezza. Questo perché il nuovo governo non vuole
tener conto degli accordi ministeriali e sottolineo ministeriali firmati prima
del 31 dicembre 2011. Non solo, ma per rientrare nei primi 65.000 “graziati”
occorre essere fuori dall’azienda o in mobilità già a quella data. Io andrò in
mobilità al primo di luglio di quest’anno ed è durante la mobilità che maturerò
i miei quarant’anni di lavoro. Sono tanti i miei colleghi e colleghe che sono a
casa senza prospettive di lavoro: dopo i 50 anni sei giovane per andare in
pensione ma vecchio per il mondo del lavoro. Nel gruppo degli “esodati” di cui
faccio parte ho conosciuto tanti uomini e donne che, mancandogli un anno di
lavoro alla pensione, hanno scelto di lasciare il posto ad un collega più
giovane. E’ per queste e tante altre situazioni che dobbiamo far sentire la
nostra voce e portare a conoscenza di ciò anche chi si crede al sicuro per aver firmato un accordo uno o due anni
fa. Stiamo tutti molto attenti, informiamoci, perché i decreti retroattivi
coinvolgono da vicino tutti noi: “esodati”, derogati e fregati.
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