Esco
e cambiano i colori, freddi cancelli chiusi e torri di cemento
guardano dall'altro aspettandomi in una luce vecchia già da un'ora.
La fabbrica in silenzio toglie il respiro col suo fumo denso. parole
non dette, speranze cancellate e nomi di uomini sparsi tra le pagine
di un giornale. (Evasio Muraro, La
fabbrica in silenzio)
In
silenzio sono le stanze vuote di fabbriche ormai dismesse, in
silenzio i luoghi di lavoro ora chiusi, ma tutti quei lavoratori che
lavoratori non sono più e non sono ancora pensionati loro non stanno
zitti, loro hanno l'esigenza e l'urgenza di raccontare quello che è
successo, tutto quello che hanno vissuto, tutto il dramma che ha
coinvolto anche le loro famiglie. Per loro è iniziato un lungo
cammino, un vero e proprio esodo di massa, hanno telefonato, scritto,
bussato a tante porte. Molte sono rimaste chiuse, molte si sono
aperte, e comunque gli esodati
hanno continuato a muoversi. Le riunioni settimanali diventano il
momento a cui ruota intorno tutta la vita del comitato. Si sono
incontrati ovunque: nella sede del sindacato, in oratorio, al bar, in
cortile o nelle strade. Le provano tutte: prendono un intero tram a
Torino, organizzano concerti, registrano videoclip, partecipano ad
assemblee con deputati, senatori, sindacalisti, amministratori,
funzionari di partito, sindacalisti, scrivono al vescovo, ai
rappresentanti di categoria... Sono in televisione, sono sui
giornali, sono sui social network, sono in rete. Sarebbero anche
visibili secondo gli standard moderni eppure non ci sono, come se il
loro fosse un problema privato. Una questione casalinga. Fino a
quando in casa di Marco Denti squilla il telefono e un non-ancora
pensionato lo coinvolge come scrittore. È un'esigenza pressante:
vogliono raccontare le loro storie, vogliono parlare e farsi
conoscere, vogliono che chiunque si trovi nelle loro stesse
condizioni non debba vagare alla cieca, ma può rivolgersi a loro
sicuri di trovare un aiuto concreto, non solo una mano amica. Marco
(Denti) li ha incontrati, ha parlato con loro, ha raccolto tanto
materiale, ha raccolto ogni esperienza, soprattutto ha raccolto le
loro storie. Non è stato un compito facile tradurre sulla carta
tutto quel magma incandescente, restituire al lettore la forza di chi
si è impegnato per sé e per gli altri, la forza di chi non si è
arreso. Il libro è la loro voce: il codice alfanumerico con cui
l'autore li ha identificati ha una valenza narrativa molto intensa.
Il lettore comprende subito che ogni esperienza va ben oltre la
persona che l'ha vissuta è rappresentativa di tante esperienze e
soprattutto dà voce a chi non ce l'ha. È il grido di chi non è
riuscito a rialzarsi. Il montaggio alternato delle storie degli
esodati
con i fatti di cronaca che televisioni e giornali trasmettevano e
soprattutto di quelle che non venivano trasmesse rendono la lettura
appassionante. Il libro è questo e molto altro ancora: consiglio
vivamente di leggerlo. (Lucia Gandolfi)
Un ringraziamento particolare a Lucia Gandolfi per l'appassionata lettura e a Fabrizio Del Fiacco per l'elaborazione grafica della copertina.
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